Steven the sea cook
Steven è il cuoco di bordo, il “sea
cook”, del catamarano Te Matau a
Máui, una splendida riproduzione, con
materiali moderni, dell’imbarcazione tradizionale polinesiana, la Waka, una lunga canoa a doppio scafo e due alberi di 22
metri di lunghezza e 13 tonnellate di peso che ricorda tanto quella con la
quale Rasputin raccolse Corto Maltese dopo il naufragio.
Te matau a Máui, “l’amo di Maui”, naviga soltanto con mezzi
tradizionali, come strumenti moderni ha soltanto un Gps per la sicurezza
dell’equipaggio e un grosso pannello solare per alimentare un piccolo motore
elettrico che serve per manovrare nei porti. Per il resto del viaggio, ci sono
soltanto il sestante e le stelle, le vele, il timone e il Pacifico.
Steven è un uomo grosso e
pesante, ha sicuramente più l’aspetto del cuoco immerso nella cucina fumosa di
un ristorante cittadino che dell’agile marinaio maori calato in questi gusci
leggeri.
E’ vestito soltanto con il tipico
gonnellino polinesiano nero, il lava-lava,
ha il torso massiccio, la pancia e il cranio rasato sono lucidi di minuscole
gocce di pioggia, ma i suoi occhi dicono che è un uomo speciale. Per parlare
non servono domande, forse, ha solo voglia di raccontare. Segue col dito un
percorso ideale su una cartina umida e macchiata dell’Oceano Pacifico. Parte
dalla Nuova Zelanda e poi spiega che Maui, dalla sua barca, ha pescato con
l’amo l’isola su cui sorge Auckland e questo è il significato del nome della
barca neozelandese, quella su cui lui sta vivendo l’avventura, il sogno.
Steven, il cuoco, è messo male
coi denti, ci sono larghi spazi e finestre, ma non ha problemi a sorridere e
riesce a masticare benissimo dei pezzetti di carne di cervo che si è portato
dalla Nuova Zelanda e a suonare il flauto d’osso che s’è intagliato da solo.
Racconta, con uno sguardo solare e l’entusiasmo di un ragazzino che non vuole
più smettere di giocare:
-
Il Creatore di tutto è Io Matua Kore – indica un cielo
grigio di pioggia sottile – il significato del suo nome è “Il nulla”, ma nel
nulla c’è la potenzialità d’ogni cosa. – Silenzio. E lo spazio di tempo
necessario a fissarsi negli occhi. Un sorriso che vuol dire “Capisco”, poi il sea
cook continua - Per questo motivo, Hine
Kahu Ataata, la prima donna, la “Donna delle sabbie”, ha generato tutta
l’umanità ed è così che in ogni donna c’è la divinità della potenzialità.
Perché la donna, dal suo grembo può generare ogni cosa: l’uomo più grande, un
Signore della guerra, o la nullità più assoluta…
- Che lavoro fai Steven?
-
Sono uno studente.
Quando le “canoe” salpano leggere
dal porto di Apia dirette verso Tonga si sente solo il soffio del fiato di un
marinaio maori all’interno di una grossa conchiglia e quello del vento che apre
le vele di stuoia color ruggine. Quando quelle vele doppie di dissolvono nel
grigio della lontananza e della pioggia, sembra di rivedere un acquarello di
Pratt.
Una lama di sole s’inventa
perfino un arcobaleno, forse è quasi troppo.
C’è sempre tanto da imparare da
un cuoco maori che a cinquant’anni si definisce uno studente e che regala un amo intagliato in un osso
di balena e poi rimane in silenzio e si mette a suonare il flauto pensando al
niente di Io Matua Kore.
(Tratto dalla Postfazione all’
“Isola del Tesoro” di Hugo Pratt Rizzoli-Lizard Editore © Marco Steiner)
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