sabato 27 ottobre 2012

Sailing in the dark

Il tonno - Tunafish



Pananh s'era messo a poppa, prima aveva pescato un sarago, poi gli aveva infilato una sagola fra le branchie e l'aveva ributtato in mare con un bell'amo grosso nascosto.
La preda che diventa l'esca, così va la vita.
La sua faccia giallastra era diventata color mattone con quel cerchio rosso di sole che calava dietro alla Sicilia, all'Etna, ai tamburi, ai muretti e agli olivi.
Eravamo diretti a Est verso la Grecia e Istambul.
Ad un tratto lo sentimmo gridare e tirare, tirare e issare un bel tonno argentato.
Il resto lo fece Ciccio
e quella notte fu una gran notte
anche senza la luna.

Time to go



Era ora di partire
cercare nuove musiche
nuovi colori
il mare era immenso
l'unica cosa importante
era avere il vento alle spalle,
ma c'era una grande novità nell'equipaggio
Ciccio Sultano
veniva con noi

L'Etoile de Mer



era ora di partire

Sicilia Musica



Rabbia, Bellezza e Leggerezza erano sedute sul prato e lo ascoltavano
lo scirocco scompigliava i capelli e i pensieri
il profumo del timo selvatico si misciddava col fruscio dell'olivo
le cicale si sfregavano le ali
il muro e il fico d'india stavano immobili, abbracciati,
occhi verdi, viola, rossi
perfino le pietre sapevano di sole

Charlie Haden & Pat Metheny - The Moon Song

Art Pepper Here's That Rainy Day



C'é ancora molta notte in quest'alba che non vuole partire.
C'é molta notte in queste note attaccate al dolore.
Art entrava e usciva di cella
Si disintossicava e poi tornava nel buio,
ma in questi anni, '70
tirava fuori qualcosa di molto speciale,
living legend
nonostante la notte
che non voleva finire

Se Corto Maltese sbarca a Pozzallo

venerdì 26 ottobre 2012

Ciccio_Sultano



Tutti 'sti pesci, uccelli, vento, profumi
eccchéminchia...
m'era venuta fame
mi portai tutto l'equipaggio
a mangiare
eccchhé mangiare
Leggerezza era felice
io pure

Blake

The Beginning Of Memory



Vento
odore di mare
reti sulla sabbia
pesci sventrati e stormi di uccelli che arrivavano ovunque
riempivano l'aria.
Paura gridava
Bellezza era incantata a guardare
Pananh tirò fuori il suo coltello e iniziò a vibrare colpi nel cielo
Forster disegnava onde e ali distese
Rage si era chiusa nel cappuccio.
Cush si avvicinò al gabbiano, lo guardò e gli gettò una lisca di pesce.

Poi andò dal Corvo.
Sei la Memoria?
Quello gracchiò
gli rubò un amuleto,
una chiave d'argento
e volò via.

Compagni di viaggio 2



Bellezza si sedette sotto all'albero inclinato nel vento
cominciò ad accarezzare le foglie, i fili d'erba, le radici dell'albero
e le parole del poeta.
Fiorivano gemme
e il vento portava profumo di timo e limoni.

"Cumpagni di viaggiu"



Il poeta era seduto sul molo,
ci raccontò delle cime degli alberi,
del nostro viaggio e
...le parole d'amore che cadevano in terra come stelle spente.

La magia del segno

Piero Guccione.



Quando arrivammo a Donnalucata
Piero Guccione iniziò a parlare con Al Idrisi e con Forster,
parlavano del mare
di radici
di emozioni
e di onde che scendevano fino alla spiaggia morbide
reali o no?

Geografíe



Il Nord visto dal Sud
come il punto di vista può cambiare completamente.
La Sicilia è il Sud dell'Africa.
Forster continuò a parlare con Al Idrisi
per tutto il giorno
e la notte seguente

Sicilia L'Etna



Lo vedevamo dal mare
una cima bianca di neve infilata in un cerchio di nuvole
e fumo
la barca non poteva sbagliare
prua verso il candore
che nascondeva violenza, fuoco, terre nere
e musica.
Antico dio del cambiamento
zolfo pace e disastro
natura che condisce e poi esplodendo distrugge
per ricominciare

Sicilia decostruendo deseta



La costa della Sicilia era vicina.
Il mare s'infiammò di rosso
ma non era l'alba
e nemmeno il tramonto
era il pescespada che andava a morire.

Un saluto a Vincenzo

Isole bianche nel Blu



Isole bianche immerse nel blu

In Grecia d’estate il vento soffia prevalentemente da Nord, da Nord-Ovest e da Nord-Est e le barche, invece di arrancare e sbattere contro il Meltemi e le onde dell’Egeo, farebbero bene a scivolare morbide verso il Sud. Perfino Filippo II di Macedonia, il padre di Alessandro Magno, organizzava le sue spedizioni navali in Grecia in modo che le sue flotte potessero navigare prevalentemente verso le coste meridionali.
Tutta la forma geografica della Grecia si allunga e pare quasi sbriciolasi in una serie infinita di isole che si protendono verso il Sud, verso la Turchia, l’Oriente, sembra un albero stirato dal vento, un albero che perde centinaia di foglie, piccole e grandi che volano via nella corrente.
Un meraviglioso gruppo di isole basse, brulle e rocciose si dispone a raggiera, formando una specie di cerchio intorno alla magica e storica Delos, la mitica patria di Apollo. Le chiamano Cicladi, proprio per questo motivo, più ad Est, invece, c’è il Dodecaneso, una serie di dodici isole che si protendono nel mare di fronte alla Turchia occidentale.
Le Cicladi e il Dodecaneso sono state la meta del nostro viaggio a vela verso il Sud, un itinerario sulle rotte della storia, del vento e del caso, un viaggio alla ricerca dei castelli dove si rifugiarono i Cavalieri Templari diretti a Gerusalemme, dei Monasteri incastonati su isole tempestate dal vento o di baie e grotte riparate dagli attacchi dei pirati saraceni, un viaggio alla ricerca dei porti e delle cittadelle fortificate create dai veneziani per disseminare le loro vie commerciali di basi sicure lungo la rotta verso Istanbul, la porta d’Oriente.
E’ stato un itinerario ispirato dalle libere rotte che avrebbe potuto solcare un marinaio come Corto Maltese in cerca di avventure e di situazioni particolari, un itinerario un po’ fuori dagli schemi; una vera meta, in fondo, non c’era, l’importante era il Viaggio in sé, lo scivolare fra un’isola e l’altra respirando il profumo e la libertà del mare perché, come diceva Kerouac “…si può sempre andare oltre. Oltre non finisce mai…”
La parola Meltemi, viene dal turco Meltem, e il Meltemi è il vento che soffia dal Nord. Nell’Egeo centrale è rabbioso, violento, strappa le vele, arriva prevalentemente da Nord-Est, mentre nel Dodecaneso, dove è più tranquillo, perché riparato e attenuate dalle coste turche, viene da Nord-Ovest. E’ un vento stagionale, estivo, fresco, secco, un vento che pulisce l’aria e pittura il mare con i colori della Grecia, il blu intenso dell’Egeo e il bianco delle creste ondose. I greci lo chiamano anche Etesio (vento annuale). C’è una bella storia mitologica legata al Meltemi, quella legata all’uccisione di Icario. Icario era il timoniere della nave sulla quale viaggiava Dioniso e un giorno, il marinaio ebbe addirittura la fortuna di ospitare il dio nella sua casa. Dioniso per ricompensarlo della benevolenza e della sua costante fedeltà gli donò un ceppo di vite e gli insegnò anche come fare il vino, ma poi, prima di allontanarsi gliene lasciò un otre per farlo assaggiare agli uomini. Icario lo diede ad alcuni pastori, ma questi, resi ubriachi da quella strana bevanda pensarono d’essere stati avvelenati da Icario e lo uccisero gettandolo in un pozzò. Lo trovò la figlia, seguendo i latrati del suo cane Maira, ma disperata dopo aver ritrovato il cadavere del padre si uccise anche lei. Gli assassini, dopo quel vile gesto si rifugiarono nell’isola di Ceo, ma Dioniso, che aveva seguito tutta la scena dall’alto dei cieli, adirato per quella violenza, bloccò l’aria e l’isola venne avvolta da un’immobile cappa di caldo insopportabile. Erano i giorni della stella Sirio, nella costellazione del Cane Maggiore, che si chiamava Maira, proprio come il cane di Icario, non poteva essere un caso. L’oracolo di Apollo, a Delfi, interrogato su come risolvere quella strana situazione, disse che per far terminare quella canicola e la terribile siccità che minacciava uomini, animali e raccolti, bisognava trovare e punire gli assassini di Icario. Si diedero tutti da fare e, una volta uccisi quei malvagi, iniziò a spirare il fresco Meltemi che rimise in pace gli animi e spazzò via quel gran caldo.
Partire da Lavrio vuol dire doppiare Capo Sunion, far indorare le vele dal tramonto e dirigere a Sud, verso Kythnos e poi più giù verso Serifos. Il Meltemi comincia a farsi sentire, ci sono 30 nodi che distendono le vele e spingono lo scafo a fendere il mare. A Serifos, anche il porto di Livadi è spazzato per bene dal vento, l’ancoraggio in rada, il nostro preferito, non è abbastanza sicuro, serve un po’ di fortuna per trovare  un ormeggio nel piccolo molo, ma a quel punto si può lasciare la barca e incamminarsi verso la città vecchia, la Chora, col suo Kastro veneziano del XV° secolo. Non serve percorrere la strada statale, c’è una scorciatoia che s’inerpica fra ulivi e fichi d’india, fra viti contorte e muretti di pietra. C’è un bel café-bar nella piazzetta candida, si chiama Stou Stratou, lì si può bere e mangiare qualcosa, ma la cosa più importante è sfogliare il menù, perché è un vero libro d’immagini e splendide poesie. C’è “Itaca”, le poesia di Kavafis, e “L’uomo e il mare” di Boudelaire, vale la pena di restare seduti e farsi scompigliare i capelli dal vento, magari bevendo un bicchierino di ouzo, sgranocchiando pistacchi, si ritornerà indietro nel tempo e si potranno rileggere quei due caposaldi sul significato del Viaggio.
Milos sembra una grande mano di roccia che voglia afferrare qualcosa, è tutta racchiusa a semicerchio per proteggere il suo porto principale, Adamas, un tempo quel tratto di mare interno era la bocca del cratere di un vulcano, adesso c’è un bel porto riparato e una città piena di vita. C’è un po’ di tutto a Milos, un mare stupendo e tante cose interessanti da fare e vedere. Purtroppo per la Grecia, la Venere di Milo, ritrovata nel 1820 in un campo in mezzo agli ulivi, per qualche ragione diplomatica adesso è andata a finire a Parigi, al Louvre, ma ci sono rimaste le miniere, i musei archeologici, le sorgenti termali e l’antico villaggio dei pescatori di Klima con le sue casette bianche. Un tempo erano i depositi delle barche da pesca, adesso sono delle casette gioiello, le porte e le finestre sono dipinte con i più variopinti colori dell’arcobaleno, sembra un acquarello che si rispecchia nel mare. Ma a Milos ci sono anche le spettacolari grotte di Kleftiko, dicono che un tempo gli abitanti dell’isola issavano le loro imbarcazioni all’interno di queste altissime spaccature infilate nella roccia, le tiravano in alto con le corde fino alle volte scure di granito per nasconderle dagli assalti dei pirati saraceni, una cosa è certa, i pirati saraceni razziavano i mari da queste parti e le insenature di Milos erano perfette per nascondersi e tendere agguati.
Poliegos, letteralmente l’isola delle molte capre, è una piccola isola disabitata ad Est di Milos, merita davvero una sosta ed un bagno, le sue acque turchesi e le sabbie bianche non hanno niente da invidiare ai Caraibi.
Folégandros è un’altra meraviglia, il piccolo porto di Karavostasis non può ospitare tante barche, ma vale davvero la pena di salire fino alla Chora e al vecchio Kastro del XIII° secolo e ancora più in alto fino alla chiesa della vergine Panagia, il tramonto è un spettacolo assoluto e lo sperone di roccia su cui si staglia la chiesa colorato di ruggine sembra una scultura avvolta nella seta blu del mare.
Santorini, vista da lontano, pare una montagna spruzzata di neve, invece è un’isola con una storia incredibile, distrutta e risorta dalle acque, nera di lava e bianca di case e negozi costruiti da uomini che credono in un altro futuro possibile, oltre alle meraviglie che tutti possono trovare da soli, due consigli: un ancoraggio alle boe che stanno dalla parte di Oia, il punto più a Nord dell’isola, lontani dalle strade trafficate dalla gente dello shopping e vicini ai rifugi delle barche dei pescatori, l’altro consiglio è l’Atlantis Books, il posto giusto per cercare un libro in ogni lingua, poesie, romanzi, guide, c’è anche uno scaffale di legno artigianale che i ragazzi della libreria chiamano “Philosophy Tower”, i libri contenuti in questa torre sono tenuti al loro posto da piccole cime e nodi parlati.
La vista del grande cratere vulcanico, la Caldera, magari al tramonto, e proprio da Oia, all’estremo settentrionale dell’isola, è uno spettacolo unico, i terremoti, le distruzioni e i maremoti dell’isola iniziarono 2000 anni prima di Cristo e l’ultimo c’è stato nel vicino 1956, quindi in quattromila anni, tutti questi sommovimenti hanno distrutto, incendiato, allagato, modificato, ricreato un ambiente che irradia un’indescrivibile magìa. Nea Kameni, per esempio, è una piccola isola piazzata proprio di fronte a Santorini, è proprio “un’isola che non c’era”, eppure, oggi se ne sta infilata nel mezzo della grande caldera anche se è nata, sorgendo dalle acque in una nuvola di fumo, da poco tempo, nel 1707.
Da Santorini si può provare a navigare verso Nord se il Meltemi molla per un po’ la sua furia, ci sono Ios, Paros, Antiparos, Naxos, sono tutte lì, sono tutte vicine, sono una vera palestra per velisti che amano bordeggiare fra isole raggiungibili con navigazioni di tre o quattro ore, ognuna di loro ha caratteristiche differenti, dalla “giovane” Ios, piena di locali, ritrovi e musica, fino alla grande Naxos e ai gioielli nascosti delle Piccole Cicladi.
Manganari è una bellissima spiaggia di sabbia chiara e una baia ben protetta perfino con 35 nodi di solido Meltemi di Nord-Ovest, siamo nella parte meridionale di Ios, dall’altra parte dell’isola, quella che si affaccia sul vento, su Naxos, Sikinos e Schinoussa c’è la tomba del più grande scrittore d’avventure per mare, Omero. Il profumo del mirto e il vento caldo ci spingeranno ancora verso Sud, lo sguardo di Ulisse ci aiuterà, invece, a tracciare rotte diverse, Oltre le isole, perché come dice Kavafis, Itaca forse non ci darà la ricchezza, ma ci regalerà il Viaggio.
Verso le cinque di un pomeriggio di luglio, il vento decide di riposarsi e cala il silenzio. Ci ancoriamo in una rada riparata di Schinoussa, il mare è letteralmente turchese, e quando il sole decide di colare dietro alla punta di roccia, tutto si colora di rosso, d’arancio e di viola. Non ci sono taverne o case qui intorno, non c’è proprio niente, c’é solo una mare stupendo e placido come un lago, allora basta scendere in acqua, è quasi sera, ma con una maschera e un coltello si possono raccogliere rapidamente dei ricci bruni e rossastri, fare soffriggere aglio e peperoncino in un ottimo olio greco, saltare gli spaghetti e poi aggiungere i ricci crudi per assaporare tutto il profumo di quel mare. C’è del vino bianco ghiacciato e perfino la luna piena nel cielo, è tutto anche troppo perfetto. Gli Eagles si mettono a cantare “I can’t tell you why”, ma qui non servono troppe spiegazioni, non c’è altro da aggiungere, il senso dei viaggi per mare è anche in queste situazioni uniche.
Amorgos è la mia isola preferita, vista da lontano sembra un grosso drago dalla schiena curva allungato a riposare nell’acqua. Amorgos se ne sta da sola in mezzo all’Egeo meridionale allungandosi verso il Dodecaneso. Insieme a Mykonos, è la regina del vento, ma secondo lo skipper, Vasili, è la più temibile. Vasili è un greco, viene da Tessalonica, nella regione orientale della Grecia, quella che confina con la Bulgaria. Vasili mi ha spiegato un fenomeno interessante, come si forma il Meltemi, senza nulla togliere alla bellissima storia dell’omicidio di Icario.
D’estate, nei cieli orientali della Turchia si forma un vortice di basse pressioni che girano arrotolandosi in senso antiorario verso la Grecia, anzi proprio verso il confine fra la Bulgaria e la Grecia; dall’altra parte, invece, nella zona occidentale della Grecia, quella verso l’Albania, si formano altri vortici, questi sono di alta pressione, e girano proprio al contrario, cioé in senso orario e, in pratica, scontrandosi con i vortici che vengono dalla Turchia, s’incanalano nel tratto di Egeo dove ci sono le Cicladi e qual’è l’isola più esposta di tutte?
Proprio quel drago che se ne sta allungato nell’acqua: Amorgos.
Se il Meltemi decide di darsi da fare sul serio, riesce a superare tranquillamente i 30 nodi, noi abbiamo assaggiato i 38, ma può fare anche di meglio, a quel punto raggiungere Amorgos da Sud-Ovest, ad asempio dalla splendida Astipalia è un’impresa quasi impossibile e la costa orientale di Amorgos, quella che dovrebbe essere la più riparata dai venti del Nord diventa una dimostrazione pratica di un ”effetto Venturi” sul mare. Non servono grandi spiegazioni fisiche per descrivere questo fenomeno fisico, basta dire che le montagne di Amorgos, che sono alte più di 800 metri, una volta scavalcate dal vento lo spingono verso il basso moltiplicandone la forza con delle raffiche impressionanti. E’ un po’ come quando un forte massa d’aria viene incanalata in tubo in cui il diametro si restringe, l’aria uscirà con una velocità maggiore rispetto all’entrata. L’Egeo diventa una specie di grosso imbuto puntato proprio su Amorgos.
Il lato orientale di Amorgos, è la schiena incurvata del drago, un grande sperone di roccia, il Profetas Elias, che si getta a picco nel mare. Il mare è appiattito e schiaffeggiato dalle raffiche del Meltemi, ma proprio qui, a mezza costa, c’è un incredibile monastero tutto dipinto di bianco.
Sembra una pietra preziosa di abbacinante candore incastonata nella roccia scura, ocra, marrone, venata e graffiata di nero e di grigio.
Il monastero si chiama Moni Hozoviotissa, sembra impossibile che qualcuno possa aver pensato di costruirlo proprio lì, sembra ancora più impossibile che qualcuno ci sia riuscito e che sia ancora lì, intatto e bellissimo, dopo secoli. Pare che due monaci siano arrivati qui dall’Asia Minore con una piccola imbarcazione, portavano un’icona sacra della Vergine Maria che avevano salvato dal loro monastero nel periodo iconoclastico, il mare sbatteva la loro barca verso le rocce, i legni stridevano ed era quasi impossibile governare con il timone, ma quando alzarono gli occhi verso quell’imponente parete di sassi e granito sembrò loro di vedere un luogo che gli ricordava tanto le montagne da cui provenivano. Forse i remi si spezzarono e la barca si schiantò lì fra gli scogli aguzzi e l’icona finì in mare, forse, invece, quegli uomini coraggiosi riuscirono a toccare miracolosamente la riva e a salire sulle pendici di quell’immenso scoglio e forse riuscirono a posare le prime pietre del convento. Fatto sta che oggi il monastero conserva quella preziosa icona miracolosa e che qui vivono circa 80 monaci che dedicano il loro tempo alla preghiera e allo studio di antichi manoscritti. Una leggenda dice che il Monastero iniziò ad essere costruito in riva al mare, ma che ogni notte, il lavoro eseguito di giorno veniva distrutto. Un giorno il capomastro perse la cassetta che conteneva i suoi attrezzi da lavoro, la cercarono ovunque ma sembrava sparita, cominciava a diffondersi il pessimismo e, del resto, quel luogo veniva chiamato Diavolotopos, cioè il posto del Diavolo, ad un tratto però, alzando gli occhi videro che la cassetta degli attrezzi era appesa a un chiodo a mezza montagna. Il fatto venne letto come un preciso segnale della Vergine Maria, il Monastero doveva sorgere in quel punto, era da poco passato l’anno 1000. Sembra un sogno realizzato e i sogni per realizzarsi hanno bisogno di un viaggio, di un’idea, un’intuizione, ma poi hanno anche bisogno del tempo, della costanza e del lavoro quotidiano. Pietra su pietra quei monaci hanno lasciato un segno, una testimonianza per collegare il passato con il futuro, per trasformare quel sogno in una storia vera. L’icona della Vergine Maria è del IX° secolo e continua a proteggere i pescatori.
Ma non c’è solo questo monastero ad Amorgos, c’è una bellissima Hora non lontana dal porto di Katapola, la parte più antica, il Kastro è del XIII° secolo, ci sono dei vecchi mulini e vale la pena perdersi nelle strette viuzze e cercare il locale, il cibo, la bevanda che più si adatta ai propri gusti. Da qualche parte lassù c’è un piccolo ristorante che serve piatti dai sapori orientali e qualcuno, sul muro, ha disegnato un Corto Maltese che saluta Shanghai Lil, è stato un piacevole caso, ma sembrava quasi un appuntamento, un segnale.
Kinaros è solo un grande scoglio perso nel blu, è sulla rotta fra Amorgos e Levitha, s’innalza dall’acqua proprio in mezzo al canale del Meltemi, c’è una parete calcarea che s’affaccia ad est, a fissare il sole che sorge, sembra di vedere un volto scolpito nella roccia, quasi un antico idolo che se la ride del tempo e continua a guardare oltre, perché potrà scivolare nel mare, dissolversi in mille conchiglie o continuare a rompere le onde, ma continuerà sempre a ridere del tempo e delle navi sbattute dalle onde.
Patmos, Leros, Kos, sono le principali isole del Dodecaneso, a Patmos c’è una grotta molto speciale. Molto tempo fa, San Giovanni riposava lì, dormiva su di un cuscino scavato nella pietra, ma una notte si aprì una fenditura proprio sopra la sua testa, era a forma di croce, e oltre a far entrare quello squarcio di luce gli fece ascoltare la voce di Dio. Nacque così il Libro della Rivelazione, cioé il Libro dell’Apocalisse, proprio in quella grotta, e ancora oggi si sente qualcosa di speciale in questo luogo e anche gli occhi del Pope che ci guarda hanno una luce speciale.
Il castello di Leros è un altro luogo magico e la vista, dall’alto di quelle mura, riesce a inquadrare una vera visione complessiva di tutta la Grecia: i mulini, le coste frastagliate che si gettano nel mare, gli alberi di ulivo, le chiese bianche e i muretti di pietra e il mare, il mare che circonda, allontana, ma unisce ogni luogo e ogni persona.
Bodrum è sulla costa turca, ma dovevamo arrivare fin qui perché ha un significato speciale. Il castello dei Cavalieri di San Giovanni venne costruito nei primi anni del 1400 e ampliato usando perfino le pietre di una delle sette meraviglie del mondo, il monumento funebre di Mausoleo, il famoso Mausoleo, ma quando Solimano il Magnifico conquistò Rodi, concesse a quei valorosi cavalieri di abbandonarlo in pace, era il 1522. Oggi nella luce dorata del tramonto si sente la voce del muezzin che invita alla preghiera, ma poi quando la notte scende, sono le discoteche che s’appropriano della scena e un nuovo Solimano, questa volta il Terribile, decide di proiettare sulla mura del castello dei fasci di luce laser verde, sono i prossimi concerti, un saluto ai turisti, un altro tipo di conquista più moderna.
Kalymnos, un tempo era l’isola delle spugne, ma ormai costano meno quelle sintetiche. Fuori c’è troppo vento, entriamo in un’insenatura che s’infila fra le montagne come un fiordo. Le alture sono brulle, incombenti, sono quasi inquietanti, ci si sente osservati. C’è una spiaggia di sassi e un sentiero che s’infila all’interno dell’isola. Non c’è nessuno, solo una capra che s’arrampica e poi si ferma su una pietra sporgente. Saliamo, fra sterpaglie e cespugli d’origano, salvia e timo selvatici. Arriviamo davanti ad un gruppo di cinque ulivi centenari. I tronchi e i rami sono contorti, le fronde cariche di minuscole olive verdi. Le cicale e il vento inventano una colonna sonora, il vento ogni tanto riposa e le cicale ci danno dentro più forte. C’è un muro di pietre proprio sotto dell’ulivo più grande, sembra un altare rudimentale. I profumi delle erbe mescolati dal vento fanno pensare a una chiesa ortodossa. Davanti all’ulivo c’è un fiore stranissimo: ha un gambo lungo, elegante, carnoso, ha il colore della giada, il fiore ha la forma di una goccia, di una punta di lancia, di un disegno turco. E’ composto da piccoli ovuli gialli, arancio e rossi. Delicato e unico come quella baia nascosta, un regalo concesso dal caso.
Pserimos, Akti, Lipsi, Marathi sono piccole perle del Dodecaneso, acque turchesi, baie riparate e poca confusione, non c’è niente di speciale, solo tutta la gamma degli azzurri e dei verdi del mondo, non c’è una nota stonata, solo pace e bellezza.
Umberto Saba scriveva che un piccolo porto è una porta aperta ai sogni, bisogna venire in questi luoghi per capire queste parole e per aver voglia di continuare a viaggiare.
Certe mattine è difficile stare fermi e guardare, pensare. Forse è la luce dell’Est, ma poi è anche il Sud, il mare, le isole, l’orizzonte e allora è meglio raccogliere un bagaglio minimo e partire. L’itinerario sarà immerso in quella foschia lontana dove si vede un’isola appena. Tanto una volta raggiunta quell’isola se ne delineerà un’altra all’orizzonte, come un’altra storia che c’invita ad andare, fuori dai porti e lontani dai nodi.

Agosto 2012, Nisiros, Grecia.
Marco Steiner





Weisse Inseln im blauen Meer


Rose (Live at NYC) Alba - The rising sun

Ho Atteso Mille Anni - Sergio Toppi



Il mattino dopo
Cush mi raccontò una storia che profumava di datteri e khat
erano passati mille anni da quando eravamo partiti dal Dos Mares
Georg Forster guardava quei disegni e spalancava gli occhi
Bellezza respirava quei colori e l'odore di china
Esmeralda sfiorava i segni sulla carta sulla schiena

Corto Maltese - Ballad of the Salt Sea * Part 1

Piano in the dark

Le vie del cinema: Lezioni di piano: Regista : Jane Campion Interpreti: Holly Hunter, Harvey Keitel, Sam Neill, Anna Paquin Paese : Australia, Francia Anno : 1993 Genere ...

Amore



Esmeralda entrò nella mia cabina all'alba,
uno scirocco leggero,
era bagnata di mare di sale di notte
bagnò un dito nel mio sorso di rum
e spense l'ultima luce, una sigaretta,
sfiorò le sue labbra
le mie
e mi trovai
a galleggiare in un sogno.
Venezia
era il mare
l'onda
l'amore
l'impossibile, l'oltre il pensiero,
colori che scivolano nell'acqua, gocce di musica e poi note perse sulla pelle, tasti di un pianoforte di sale, di un fiore, di rosa,
onde e sabbia, un continuo morbido fluire
....
Amore.
niente di più
nothing more than this
Amore


Bellezza and the Big Blue Sea



Bellezza riusciva a guardare nelle profondità del mare
sorrideva e muoveva il suo corpo come un giunco nel vento
le vele provavano a seguirla
ma restavano indietro
solo lo scirocco riusciva a sfiorare la sua pelle
leggero
gocce, cristalli di luce
volavano come stelle

giovedì 25 ottobre 2012

Duel (1971) Spielberg - Pink Floyd

Dueling Banjos

Les duellistes I duellanti

Hyperborea



Quella notte non chiusi occhio
That night I couldn't sleep
quel bastardo di mare era liscio e vellutato
that damned sea was flat and smooth
la luna tirava frecce di luce
e le stelle non la smettevano più.
Paura mi venne accanto e gelò l'aria
Pananh continuava a fumare
Forster accarezzava una foglia del deserto
Bellezza alzò un dito e sfiorò la luna
Cush si mise a ridere come un matto
Follia lo prese sottobraccio e iniziarono a ballare
perfino Rage sorrise
in quella notte speciale.
Non la dimenticherò mai perchè fu la prima notte del Viaggio
e brillava
di molte luci
molte luci

Us and Them



Rage guardava il mare.
Fischiettava una motivo
La faccia contro il vento
La rabbia pronta a partire
Il mare sbatteva onde di sogni sulla violenza
Rage volava lontano, molto lontano
anche lei
potere delle vele
e del mare

My name is from my friends


La costa del Marocco era scomparsa ormai.
Mare. Solo mare. Un deserto blu.
Ero in compagnia di uomini che non conoscevo o forse avevo dentro di me.
Il riflesso del sole sul mare mi abbagliò
e mi porto lontano, molto lontano, indietro nel tempo.

Marocco

Le vie del cinema: Marocco: Regista : Josef von Sternberg Interpreti: Gary Cooper, Adolphe Menjou, Marlene Dietrich Paese : Usa Anno : 1930 Genere : dramm...

Nightsailing



Cartography
'cause you need maps
...and then you go wherever you want

Forster & Al Idrisi



Il naturalista stava leggendo un libro di Al Idrisi, un grande cartografo arabo.
guardava e studiava quelle mappe
esplorava la Sicilia, il Mediterraneo e poi continuava a sfogliare sempre più avanti
verso l'India e verso passaggi e mondi da scoprire.
Non c'erano quadrati temporali nel nostro viaggio,
decisi di seguire il suo istinto,
la nostra prossima tappa sarebbe stata la Sicilia.

Sailing away

North&South

Nord e Sud
Nero e Bianco
Black and White
Blake and Cush

"Vorrei trovare un'espressione per la dualità,
vorrei scrivere capitoli e frasi dove fossero sempre visibili contemporaneamente canto e controcanto, dove accanto ad ogni varietà vi fosse l'unità, accanto ad ogni scherzo la serietà.
perché solo in questo consiste per me la vita, nel fluttuare fra due poli, nell'oscillazione fra i due pilastri portanti del mondo. Vorrei con gioia far vedere la beata varietà del mondo ed anche sempre ricordare che al fondo di questa verità vi è un'unità".
(Hermann Hesse)

Dancing on the Ice

Der Baikalsee / Lake Baikal



Magical places
for dreamers only

mercoledì 24 ottobre 2012

Vuelvo Al Sur

Sailing East


L'Atlantico ruggiva. Decisi di puntare la prua verso Est, il Mediterraneo la Sicilia, la Grecia, Istambul, non lo sapevo ancora. Navigare verso il sole questo volevo, ne avevo abbastanza di Blu. Guardavo l'Africa e il deserto s'affacciava fino al mare. Uno scarabeo si posò sul vetro della bussola. Una pietra preziosa. Riflesso rosso di sole, smeraldo del mangiatore di datteri. Cush soffiò una voluta di fumo e lo scarabeo volò via.
E' dura l'Africa Blake, quel mangiatore di datteri ha camminato sulla carogna di un cammello o sulla ferita aperta da una bomba. Non c'è poesia, solo un bel verde, ma non è un prato del cielo. 
Mastica un po' di Khat con me e non pensare. Andiamo ancora un po' più in là.

L'uomo dagli occhi meravigliosi - Charles Bukowski

Photographie


Inventare nuove immagini
scrivere nuove parole
perché il Viaggio si compia ad occhi aperti e ad occhi chiusi.
Infilare le parole nelle immagini
e grazie alle immagini tagliare inutili parole.
Dopo sette anni di viaggi geografici, il mio progetto con Marco D'Anna sarà quello di viaggiare nello spazio sospeso fra la visione, il racconto e l'intuizione.
Marco Steiner

Cush


The Wind



I like Mr Ibrahim mi piace
I like Mr Cush anche lui
I like your journey il viaggio mi piace molto
I like you in somehow Blake, ma si anche tu non sei male Blake
I will be next to ya per un po' vi spingo io don't worry
let's go voglio vedere dove andrete
anyway,
deep in a dream

Cush. The last one. The first one.



Solo un leggero fruscio
e me lo trovai in faccia
di notte.
Ti chiami Blake?
Sono Blake
...allora chiamami...White
mattino o notte
dentro o fuori
tu o l'altro
...
Non andresti lontano senza di me
Dove cazzo pensi di andare a metà?
Adesso sei vivo, solo adesso.
Senza di me sei un'illusione
....
Ombra?
Ma quale ombra
io non ti seguo
sono dentro di te
tu conosci il mare
io conosco il deserto
Blake e Cush
Out of the road
let's go

Ryuichi Sakamoto Trio Sweet Revenge

martedì 23 ottobre 2012

Night Trip

Night walk

"Hugo en Afrique" (Hugo Pratt in Africa) Long Trailer

ESMERALDA



E lei?

Lightness-Leggerezza



Ecco adesso eravamo pronti a partire.
C'erano tutti.
Pensai che una volta mollati gli ormeggi tutto sarebbe cambiato.
Una volta in mare nessuno avrebbe saputo dove eravamo, dove andavamo...
nemmeno noi stessi.
Pensai che doveva essere freddo là fuori
nessuno ci avrebbe aiutato.
Poi guardai Lightness...stava ridendo e fumando.
Eravamo davvero pronti a partire.

La Leggerezza



Quando quel ragazzo cominciò a sfiorare le note
compresi subito chi mancava per completare l'equipaggio.

Leggerezza

Georg Forster



Quando lo vidi disegnare quei volti rimasi di pietra.
Tatuaggi maori che s'infilavano nelle pieghe dell'anima,
danze tribali che vibravano la terra,
copricapi di piume che distraevano le nuvole.
I tamburi rincorrevano i tuoni, le frecce sfidavano i lampi.
Poi iniziò con le piante contorte, coleotteri, farfalle dalle ali Blu.
Continuava a raccontare il suo Viaggio intorno al Mondo.
Disegnava, in silenzio.
Chi è? domandai al suonatore.
Georg Forster, mi rispose.
Pensi che verrà con noi?
Certamente, il suo unico desiderio è viaggiare.
Vuole solo raccontare la natura che vede
ha iniziato tanto tempo fa con un grande marinaio.
Chi?
Cook.


Il nuovo arrivato


Questo è proprio quello che dovrebbe succedere nel Blog, dico io.

Questo è proprio quello che dovrebbe succedere sulla mia nave, dice Blake.

Qualcuno mi ha scritto e si è proposto.

Ingaggiato, mi ha detto Blake.

Ecco quello che è successo:

...Dos Mares....qualcuno mi ha detto che c'è un buon rum... e forse un imbarco... ho visto qualcuno dell'equipaggio.... bella gente, ma pericolosa... chi sono io?
...sono quello che manca. La paura. 
La paura di non reggere la rabbia. La paura della paura di fronte alla follia. La paura della lama e del bagliore improvviso. 
La paura di soccombere di fronte alla bellezza. 
Un bicchiere ancora. Devo essere io, sempre vigile, la paura. Per non cedere allo scontato, alla rotta consueta, alla carta già segnata. La paura, farmi palestra per reggere la bonaccia e la tempesta. Capitano, costo nulla. Mi ingaggi?....



lunedì 22 ottobre 2012

Kiki of Montparnasse The Woman The dream. Man Ray


Una donna
un sogno
immagini

Kiki de Montparnasse

Thinking and Travelling with my mind
from water to water
to Paris
imagining
Kiki the Montparnasse
a walk along canal Saint Martin
et une addresse a Rue de Lancry 42....
1969 Hugo Pratt

Walking&Thinking

Sometimes I need to walk
Everytimes I need the water
New York is a place to walk with waters around you

Dos Mares Istruzioni per l'uso (How to use)

Dos Mares è un luogo immaginario,
situato probabilmente a Tarifa, Spagna.
E' una Bodega, una specie di taverna.
Il comandante Blake vuole partire con una nave molto strana.
Non c'è una meta, nè un itinerario preciso.
La meta è il Viaggio.
Non ci sono regole precise
e oltre a non esserci una destinazione
non c'è una precisa collocazione temporale.
La nave potrà ormeggiare in un'ansa di un fiume amazzonico
per andare a cercare farfalle blu che portano verso luoghi misteriosi
o nel porto di San Francisco in cerca di Jack London,
ad Apia nelle Samoa per visitare la tomba di R. L. Stevenson
o in Honduras per andare a cercare uno sciamano che si chiama José
e sa leggere il passato.
Blake frequenta il Dos Mares per mettere su il suo equipaggio.
Nella storia non c'è un ordine, nè schemi precisi.
Si può entrare in qualunque momento
basta seguire l'etichetta Dos Mares.
Fino ad oggi Blake ha trovato:
Pananh
Bellezza
Rage
Follia
manca ancora qualcuno per completare l'equipaggio,
ma la partenza è imminente
e l'etichetta non sarà più Dos Mares, ma un'altra...
il nome della nave?
la prima destinazione?
ancora non lo so
Marco Steiner

FOLIAS - La Follia



Quando li vidi danzare al Dos Mares
ordinai un rum.
Doppio.
Menestrelli, dame imparruccate, giocolieri, scimmie, monaci imploranti,
baldracche ubriache, principi e straccioni, la donna cannone e il mostro barbuto...
li vidi tutti.
Poi smisero di ballare e tutto sparì.
Mi chiesero possiamo partire con voi, comandante Blake?
Chi siete?
Siamo la pazzia.
Offriamo musica e danza,
mangiamo ipocrisia e beviamo lacrime...
Non serve altro, verrete con noi.

domenica 21 ottobre 2012

La Rage - La Rabbia




Pioveva.
E' entrata al Dos Mares con la testa bassa,
il cappuccio della felpa calato.
S'è infilata in un angolo in fondo alla sala.
Una figura scura nell'ombra.
Poi la pioggia s'è fermata
un raggio di sole viola ha spaccato il vetro bagnato.
Lei era un fascio di vita vibrante. Pulsava.
Come ti chiami?
Rage.
Vieni con noi, Rage, l'equipaggio ha bisogno di te.

That night


Quella notte ero quasi pronto a partire.
Uscii dal Dos Mares per andare alla barca,
ma l'aria era talmente carica di stelle e di lune
da dover chiudere gli occhi.
Sembrava che l'Africa volesse allontanarsi dall'Europa
mentre le luci di Tarifa si confondevano con quelle del cielo.
Avevo bisogno di qualcun'altro prima di partire,
ma non sapevo ancora chi fosse.


Bellezza



Quando quella ragazza entrò al Dos Mares capii subito che avevo bisogno di lei,
ma dovevo rispettare le regole d'ingaggio.
Beveva un té.
Il fumo saliva dalla tazza e danzava davanti ai suoi occhi.
Quando accostava le labbra li perdevo e non riuscivo a stare senza quella musica.
Mi sedetti accanto a lei.
Profumo di albicocca, zenzero, prati rossi di sogni.
Cosa cerchi Coquelicot?
Bellezza