Farò un viaggio a Nord
nella terra degli Uroni e dei Mohicani
negli ambienti dei romanzi di James Fenimore Cooper
ci rivedremo la prossima settimana.
A proposito,
il comandante Blake è partito verso Oriente
verso il sole,
lo ritroveremo a...
Bellezza era seduta a prua
guardava il mare
ma in realtà aspettava me.
Mi avvicinai e rimasi in silenzio.
Il sole, quel poco di sole del nord, era scivolato nel mare.
il grigio che precede la notte aveva ancora una gelida nota viola.
Bellezza mi guardò.
Era uno sguardo lontano, freddo come quel mare.
Sei sicuro che valga la pena cercare quell'oro?
Non disse altro,
voltò la testa e tornò a guardare il mare o il cielo, non lo so.
Lontana.
I legni della Black Pearl erano umidi e il vento pieno di aghi.
Misi una mano in tasca
trovai un grano di pepe.
Profumava d'oriente.
L'oro era scivolato nel ghiaccio
io volevo il sole.
mi chiamo Jack London, m’imbarco oggi sul “Siberia”. Direzione Yokohama, Giappone. Compirò il mio ventottesimo compleanno a bordo, sono in compagnia di una serie di molli corrispondenti di guerra in cerca di notizie da inviare ai loro grandi giornali. Io ho solo bisogno di cambiare aria. Questi scribacchini vogliono parlare di questa strana ed esotica guerra fra il gigante europeo e l’insignificante Giappone. Le Figarò ha già pubblicato una vignetta con un minuscolo giapponese in chimono, sospeso su un fragile ponte in bambù, mentre minaccia con un ventaglio un grosso orso russo che lo guarda stupito dall’altra parte del fiume.
C’é James Dunn il fotografo del New York Globe, William Straight di Reuters, Lionel James del Times di Londra e altri giornalisti famosi, fra loro si chiamavano “Avvoltoi” perché si sentono pronti a gettarsi come uccellacci sulle prime notizie di guerra, di spari, di morti, in realtà quelli hanno solo voglia di fumare e bere whiskey su queste poltrone di velluto, io mi porto una macchina fotografica, vorrei “registrare i rumori e gli odori della guerra come gli scarponi dei soldati in marcia e il fumo dei fuochi da campo…”
Quando siamo arrivati a Tokio, ci hanno confinati e rinchiusi nel lusso dell’Imperial Hotel e qualcuno mi ha detto che altri hanno già descritto la battaglia navale sul fiume Yalu del 1895 fra giapponesi e cinesi continuando tranquillamente a bere birra e whisky sul bancone del bar dell’Imperial. Ma io voglio vedere quello che succede al fronte.
Verso la fine di gennaio, ho preso un treno e me ne sono andato a sud, verso Kobe, da lì fino a Moji, davanti allo stretto di Tsushima dove, l’ammiraglio Togo ha annientato la flotta russa salpata quasi un anno prima dal Baltico per un eroico e inutile tentativo di soccorso alle truppe russe già sconfitte.
L’ammiraglio Rozestvenskji fu ferito quattro volte e salvato dai suoi marinai che lo hanno letteralmente estratto dai rottami della sua corazzata in fiamme, la Suvorov.
Prigioniero, ferito, ma vivo.
L’ammiraglio Togo gli ha riservato gli onori del bushido e lo è andato a trovare personalmente nell’ospedale di Sasebo. L’ammiraglio russo era coperto di bende, ma Togo gli ha preso la mano e gli ha detto: ”La sconfitta è sorte che può toccare a chiunque di noi. Nessuno deve vergognarsene. No, importa soltanto fare il proprio dovere. Nei due giorni in cui ha infuriato la battaglia, lei, con tutti i suoi uomini, ha compiuto gesta meravigliose. Vorrei esprimerle il mio rispetto e insieme il mio cordoglio. Spero che lei guarisca al più presto”.
Rozestvenskij sostenne lo sguardo di Togo e riuscì a sussurrare: “ La ringrazio di essere venuto da me. Non mi vergogno più di essere stato vinto da lei”.
Ken-dõ è la via della spada.
Spada e cuore sono la medesima cosa.
L’essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata. Quando un samurai è sempre pronto a morire, solo allora padroneggia la vita.
Jilin, la terra al confine con la Corea.
Sono arrivato a Moji in treno, volevo imbarcarmi per Chemulpo, in Corea, era il punto di raccolta delle armate giapponesi dirette in Manciuria, ho fatto qualche scatto alla gente, alla città fortificata, fino a quando la polizia segreta mi ha arrestato come spia e mi ha confiscato la macchina fotografica. C’è voluto il ministro degli esteri americano Lloyd Griscom per farmela recuperare.
L’8 febbraio mi sono reso conto che c’erano grossi movimenti di truppe che stavano per attraversare lo stretto di Corea e che la guerra stava per scoppiare davvero, ma non c’era modo di arrivare lassù.
Sono andato al porto e mi sono comprato una giunca, ho trovato tre marinai coreani e mi sono diretto con loro a nord.
L’11 febbraio pioveva e il vento gelido era mischiato a cristalli di onde aguzze come spine che spazzavano il ponte aperto della barca. La temperatura era talmente bassa da ghiacciare l’acqua salata del mare, avevo conosciuto i -50° del Klondike e dello Yukon, ma vi posso assicurare che lì faceva freddo davvero. Non c’erano cabine nelle quali ripararsi, c’era solo una piccola stufa a carbone sul ponte, fumava, puzzava, ma riscaldava poco in mezzo a quel vento che tagliava come un coltello. C’era solo pesce secco e riso, abbiamo rotto l’albero, ma alla fine siamo arrivati a Chemulpo.
“Il mare non è mai stato amico dell’uomo, tutt’al più è stato complice della sua irrequitezza” diceva Joseph Conrad.
Ho comprato una cavalla e un paio di muli e mi sono messo in marcia insieme alla Prima Armata giapponese che muoveva verso nord. Abbiamo attraversato foreste di betulle e valichi innevati e spazzati da venti gelidi, i soldati si acquattavano fra gli alberi e osservavano i drappelli di cavalieri cosacchi in avanscoperta che avanzavano nel loro territorio per valutare le forze nemiche. Erano tranquilli, sicuri del fatto loro.
Io ero sdraiato a terra, ghiacciato, insieme ai fucilieri giapponesi che sembravano radici nella foresta. Ascoltavamo il rumore degli zoccoli e i nitriti dei cavalli, le nuvole di neve sollevate al loro passaggio.
I cosacchi avanzavano, le spade sbattevano baldanzose contro le selle di cuoio.
Si allontanarono e la neve ricopriva le tracce, il silenzio si riprendeva la foresta.
Il grosso dell’esercito giapponese li avrebbe aspettati più a sud, lungo il fiume Yalu.
“Niente, a parte un miracolo, potrebbe arrestare un piano che i giapponesi hanno pianificato e messo in esecuzione”.
“ Ho sprecato cinque mesi della mia vita in questa guerra “ ho confidato un giorno al mio amico Bob Dunn, ma in fondo non era vero perché dopo quell’esperienza ho scritto una parte de “Il vagabondo delle stelle” e la storia del viaggio sulla giunca nel Mar Giallo non è più un resoconto di guerra, ma un brano che fa parte dei miei romanzi.
“Avevamo attraversato lo stretto del Giappone e stavamo entrando nel Mar Giallo in rotta verso la Cina. Scivolavamo verso terra nella luce fredda di un mattino di tempesta, su un mare crudele che ci prendeva di fianco e le cui onde erano alte come montagne. Eravamo nel cuore dell’inverno. In mezzo ai vapori lasciati dalle tormente di neve potevamo di tanto in tanto scorgere la costa…” (Jack London, “Il vagabondo delle stelle”).
Adesso sono pronto al suo incarico comandante Blake troverò una sistemazione nelle isole Shantarsky in attesa di un suo nuovo contatto. Ho avuto le sue istruzioni sulla nave Amurkoe e mi sto preparando a scrivere qualcosa, ma soprattutto ho voglia d'imbarcarmi con lei e partire per cercare quel tesoro.
Non domandatemi come abbiamo fatto.
Siamo nel mare di Okhotsk.
Ho preso informazioni sulla nave da cercare, si chiama "Amurkoe", in un prossimo messaggio vi invierò un'immagine precisa,
ma non è poi così importante adesso è in fondo al mare e noi sappiamo dov'è esattamente.
Confermo l'informazione secondo la quale il carico in oro sarebbe di 700 tonnellate.
Il nostro compito per il momento è quello di sviare le ricerche. Ci sarebbe un Be-200, un aereo anfibio specializzato e ben equipaggiato, che arriva da Khabarovsk, ma a causa delle avverse condizioni del tempo se n'è tornato a casa, per il momento, ma purtroppo tornerà in zona.
Ho saputo che è in avvicinamento un elicottero Mi-8 e due imbarcazioni non ben definite.
L'Amurkoe è stato costruito nel 1973 a Nikolaevsk-na-Amure, ho un contatto che chiameremo Petroff che conosce perfettamente la nave e ci dovrebbe raggiungere a giorni. La nave ha lavorato principalmente nella Russia orientale e intorno all'isola di Sakhalin con tappe anche sulla costa settentrionale del mar della Cina. Ha subito anche un arenaggio nell'estuario dell'Amur l'anno scorso e Petroff si è trovato da quelle parti. Lui conosce perfettamente il sistema elettrico e quello di trasmissione della nave, nonchè le frequenze su cui opera.
L'ultimo segnale SOS proveniva da una zona fra l'Isola di Feklistov e l'arcipelago delle Shantarsk.
Navighiamo in queste acque tenendoci in contatto e inizieremo presto le procedure di distrazione delle unità incaricate della ricerca.
Nei prossimi giorni imbarcheremo due nuovi elementi fondamentali per questa nostra missione, un esperto informatico specialista in comunicazioni satellitari e un mio caro amico che s'incaricherà della disinformazione mediatica si chiama Jack London e conosce molto bene questa zona e i canali giornalistici e diplomatici.
Prossimo messaggio entro 12/24 ore.
Tenersi pronti.
Quando Rage arrivò per entrare nel gruppo
la notte era molto, molto più nera
la pozza d'acqua più scura
le voci iniziarono
giravano vortici
ruotavano
a turno
sempre
più
gi
ù
Pioveva. Pioveva a dirotto.
Acqua. Acqua ovunque.
Giù dal cielo.
Fili sottili che legavano il mare.
E quello sfrigolava, traballava, tempestato di gocce.
Non voleva star fermo.
Farsi legare.
Noi, eravamo fermi. Un'isola. Non importa dove.
Pananh fumava
anzi lasciava penzolare la sigaretta. Al solito.
Il fumo saliva dal labbro e s'increspava sull'occhio.
In mano aveva il coltello,
una goccia di sangue colava
in quell'acqua grigia.
era diventata marrone.
C'era un vicolo scuro là dietro,
ma Pananh era stato veloce. Al solito.
Ssu-shui ( Acqua morta)
Questa è una pozza d’acqua irrimediabilmente morta,
che non s’increspa neppure al soffio del vento più puro.
Meglio gettarvi rottami di bronzo, ferri arrugginiti
o versarci addirittura gli avanzi del tuo cibo.
Forse il bronzo inverdendo produrrà delle giade
o sui recipienti di ferro sbocceranno fiori di pesco.
Quella notte ballai con Esmeralda
perché la tempesta era passata
e la mia nave aveva voglia di viaggiare ancora.
Tutto era morbido
le note
la sua pelle
perfino il mare era più blu
La Tempesta era finita,
ma l'isola era distrutta.
Alberi dai tronchi spezzati
foglie che continuavano a volteggiare nell'aria
e onde, onde che spazzavano la costa e poi la lasciavano ricoperta di fango.
Bellezza sorrideva.
Perché sorridi? Domandò Paura, tremava, le mani strette sul petto.
Silenzio.
Perché?
Aspetta. disse Bellezza.
Dopo qualche ora il sole uscì dalle nuvole e l'aria profumava di alghe e di mare.
Centinaia di granchi erano usciti dal fango e camminavano in cerca di molluschi
i loro gusci brillavano come scudi d'argento.
L'acqua scivolava dalle foglie, le scioglieva e faceva penetrare il succo nelle radici degli alberi.
Gli uccelli gridavano felici per il banchetto di pesce e granchi sulla costa.
Nuovi minuscoli germogli iniziarono a uscire dalle fratture fra i rami.
Vedi?
Si, disse Paura.
Immagina che quest'isola tempo fa non c'era. E' l'isola Ferdinandea, solo alcuni marinai l'hanno vista.
Tanto tempo fa.
Fra la Sicilia e l'Africa.
Adesso è rinata dalle acque, solo per noi.
La tempesta doveva passare il suo aratro, dissodare, potare, seminare...
gli uomini non potevano
perché non la vedevano.
Così ci ha pensato il Vento, e la Tempesta.
Sconvolgere, per ripulire, seminare il nuovo.
Per far pensare
gente come te
Paura non comprese, ma guardava l'isola
era bella.
Agitato da fiere tempeste, se il nocchiero rivede sua stella tutto lieto e sicuro se n'va. lo ancor spero tra l´ire funeste dar la calma a quest´alma rubella, che placata, poi lieta sará.
La tempesta era passata,
potevamo ripartire.
L'aria era fresca pulita, anche le nostre teste erano così.
Potere del vento.
Stavo per fare issare le vele,
poi invece chiamai Ciccio Sultano il cuoco di bordo.
Ciccio, siamo ancora vivi...
Minchia mi rispose
E allora dobbiamo festeggiare la vita prima di partire.
Partiamo domani.
Questo agnello me l'ha dato un mio amico pastore dalle parti di Scicli.
facci sognare Ciccio
e raccontaci qualcosa per dimenticare tuttu 'stu ca## 'e vento da mincia
domani partiamo per la Grecia...
E' una notte strana a New York
c'è un uragano in arrivo, la gente ha svuotato gli scaffali dei negozi,
non ci sono treni, autobus, metropolitane.
Tutti in casa ad aspettare Sandy
col frigorifero pieno.
C'è vento per strada, non è poi così tanto,
ma è tutto sospeso, in attesa.
Pochi taxi gialli scendono nelle strade deserte
il cielo è il solito grigio,
ma ci sono macchie quasi marroni e i riflessi delle luci
che ballano fra le nuvole.
E' bello camminare con questa musica in testa.
C'è chi ha paura
e chi non ha molto da perdere.
La città che non dorme
questa notte si è fermata a guardare le nuvole
sperando che vadano via.
Nature Boy
suona la sua musica
che niente potrà cancellare.
Black Pearl è il nome della mia nave
è la mia casa, è quello che mi porto dentro.
Non ci sono solo oggetti, ci sono profumi e ricordi
ci sono tutti gli uomini di questo equipaggio che si è raccolto da solo a Tarifa,
al Dos Mares prima di partire.
Lascio un posto qui dentro anche ai personaggi speciali,
a quelli che incontrerò lungo la rotta,
a quelli che si affacceranno ai miei sonni nelle notti agitate.
Ci lascio un posto anche alle emozioni più forti
perché un viaggio è la vita e tutto cambia se si vuole andare avanti,
c'è uno scaffale destinato ai passaggi perché oltre al giorno e alla notte,
alla gioia e il dolore ci sono tanti cambiamenti da attraversare
e pelli da cambiare.
Questa nave pur non avendo una destinazione precisa
ha una rotta da compiere,
ed è quella della scoperta e dell'esplorazione, forse anche dell'evoluzione.
Per questo mi sono portato un cartografo e un naturalista,
ma c'è anche un grande cuoco, un po' di leggerezza, una manciata di pazzia,
la rabbia, per non accontentarsi e mettersi sempre in discussione,
c'è la bellezza perché quella non deve mai mancare
e poi c'è la cosa fondamentale,
l'imprevisto, il caso.
Attraverso questi passaggi il percorso diventerà una specie di superamento di filtri
che avranno un solo scopo
eliminare il superfluo e portare fino in fondo
solo il succo essenziale.
Le vie del cinema: La giostra umana: Registi : Howard Hawks, Henry King, Henry Koster, Henry Hathaway, Jean Negulesco Interpreti : Marilyn Monroe, Anne Baxter, Richard Widma...