martedì 22 gennaio 2013

Il Mistero Dell'acqua

2 commenti:

  1. Dalla finestra dello studiolo di Cà Gottardi si vede solo una parete a un metro di distanza. Ed una finestra chiusa da una persiana marron.
    Cerco di immaginare che ora si apra ed appaia Beatrice, o Vera o Elena e forse anche >Antonella andrebbe bene, o forse il padrone dello stabile incazzato perchè la mia finestra non ha tende e quindi vede dentro con disturbo per la sua privacy.
    Finestra chiusa, quanta vita c'era dietro quelle finestre.
    Le ragazze di pomeriggio avevano poco da fare.
    Vestivano da spogliarello. odoravano di cipria e di borotalco.
    Io ero li seduto su una poltroncina. Leggevo i libri delle medie.
    Ines era diplomata maestra elementare.
    Però sapeva anche di latino.
    Si sedeva sul bordo della poltrona e sfogliava le pagine con me.
    E questo andava avanti per tutto il pomeriggio fino a che un clientenon la sceglieva e la portava in camera per una fiche. Una marchetta si diceva allora.
    Lei saliva la scala a chioccia che dal salone portava al primo piano, seguita dal cliente, spesso di passaggio.
    C'erano anche degli habitués che conoscevano tutte le ragazze e tutte le avevano provate.
    Erano loro che consigliavano con chi andare spiegando le caratteristiche di ognuna.

    Ines era la santarellina secondo loro, perchè nel salone si teneva sulle sue, ma nel letto del primo piano si scatenava.

    Una volta in camera lei si spogliava e faceva togliere i pantaloni al visitatore.
    Poi lo portava al lavandino. Lavati il pene gli diceva e lo aiutava nell'incombenza.

    Poi si stendeva sul letto.
    Cosa fai, la semplice, il quarto d'ora ?
    La semplice costava 330 lire.
    La semplice rispondeva la maggior parte dei clienti.

    Voleva dire un colpo e via.
    Ines si rivestiva, dopo essersi lavata nel bidet e passato il borotalco tra le gambe.
    Tornava giù come dopo una partita di pallone o altro.

    Quante pagine ha studiato nel frattempo ? Mi chiedeva.

    Senza malizia la sua mano si appoggiava tra le mie gambe qualche volta.
    Sentiva duro.
    E' presto per te.
    Prima o poi farai un giretto al primo piano, può darsi se sarai promosso avrai un premio.

    Immaginavo il premio.
    Salire la scala a chioccia dietro da lei, nella nuvola di borotalco.

    E così passavano i giorni di scuola.
    La padrona del bordello era una signora di mezza età, di orgini friulane, comandava a bacchetta.
    Aveva simpatia per me e mi lasciava frequentare la casa come fossi uno di famiglia.

    Si informava dei miei studi, le interrogazioni, i compitio.
    Alo pomeiggio ero invitaso nel retro per prendere un te coi biscotti.

    C'erano dalle dieci alle quindici ragazze. Ogni due settimane c'era il ricambio, ma qualcuna di esse, come la Ines, restavano per periodi più lunghi perchè richieste dai clienti.

    Il lavoro era alla sera , dopo cena.
    Allora la sala attesa era affollata. C'era pieno di fumo. Funmavano quasi tutti. C'era solo un divieto informale per il sigaro toscano perchè dava troppo odore.

    La Ines rimase tutto l'inverno e mi corresse molti compiti.

    In cuor mio speravo restasse fin dopo gli esami per sperare nel premio promesso.

    Ma un giorno di pioggia, nessun cliente, le ragazze si annoiavano leggendo giornali come Bolero, Grand Hotel, Confidenze, la Ines mi disse andiamo a fare un sopralluogo al primo piano.
    Disse proprio così.
    Un sopralluogo.
    Cosa voleva dire ?
    Boleva sopralluogare me ?

    Disse alla padrona, vado a fare una lezione al boy.
    Madame, così si chiamava la padrona del bordello Casa Rossa, chiamà Rosettte.
    Stai tu alla cassa al mio posto e stai attenta a fare bene.

    Vi accompagno, disse.

    Io passai per primo, la Ines per seconda e Madame infine.
    Il primo piano era un corridoio con una dozzina di stanze, sei da un lato e sei dall'altro.
    Le pareti erano ricoperte di carta da pareti verdastra con fiori lilla.
    Me lo ricordo.
    Le porte delle camere erano avorio, come quelle delle pensioni.

    La Ines aprì la numero sette.




    ...Claudio Nobbio





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  2. Andrò in quel posto allora
    e mi affaccerò ogni sera verso quella persiana marron,
    credo ci sia un bel salotto a Ca' Gottardi, tavoli per chiaccherare o bere qualcosa, ci sono dei fiori sopra ogni tavolo nero, cosi' tanto per dare un po' di colore all'ambiente.
    In fondo alla sala c'è un bel pianoforte a coda, anche sopra al piano ci sono delle piante.
    Mi siederò lì ogni sera e suonerò un brano per te e per i ricordi che ti porti sempre in giro.
    Suonerò "Merry Christmas Mr Lawrence" perchè è una bella musica e perchè mi ricorda Lawrence d'Arabia, che cammina come noi nel deserto, ma ogni tanto incontra qualcuno d'interessante, non c'è solo sabbia nel deserto, ci sono oasi e personaggi e il vuoto si riempie sempre di sogni o di illusioni.
    Suonerò quelle note staccate e immaginerò il profumo del borotalco e le risate di qualche giovane donna, sfiorerò i tasti e non saranno soltanto d'avorio.
    Buona notte Mr. Lawrence
    ci troveremo là nella nostra oasi in mezzo all'acqua

    Marco Steiner

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